Il primo giorno in Russia… non si scorda mai!!!

Dunque, un mese esatto fa sono partita alla volta di San Pietroburgo per frequentare un corso di lingua della durata di tre settimane. Da una settimana sono a casa, e ancora devo riprendermi dal “trauma” del ritorno. La Russia mi ha letteralmente rapita, sarei rimasta lì ancora e ancora.. Non vedo l’ora di tornarci! Dopo aver visitato la città, i suoi musei, aver parlato con i suoi abitanti, averla capita sempre di più, posso dire di essermene perdutamente innamorata. Ma i primi due giorni non l’ho assolutamente pensata così!

Devo dire che il mio primo impatto con la Russia è stato un po’ traumatico. Non tanto per la Russia in se’, ma per le situazioni che si sono venute a creare. Ora ci rido sopra, ma  ho vissuto puri momenti di panico XD

Sono partita dall’aeroporto di Verona domenica 26 luglio. La partenza era verso metà mattina, con scalo a Francoforte e arrivo a San Pietroburgo intorno alle 17. Ero un po’ spaventata per lo scalo, perché era il primo in vita mia ed ero pure da sola. Fortunatamente l’aeroporto di Francoforte è meravigliosamente organizzato, quindi anche in tre quarti d’ora è possibile prendere il secondo aereo! (Io sono un po’ ansiosa e, pur avendo un’ora e mezza, ho corso fino al gate per essere sicura di arrivare in tempo! Ahaha sono un caso disperato).

Il volo comunque è andato tutto bene. La vera tragedia è iniziata una volta atterrati in Russia.

Dopo aver passato un po’ di tempo in coda per il controllo passaporto (per fortuna una signora gentilissima mi ha aiutata, ero completamente spaesata!), vado al ritiro valigia, che ovviamente passa sul rullo tra le ultime, e mi dirigo verso l’uscita dove qualcuno della scuola di lingue mi stava aspettando. E invece no.

Sono andata agli arrivi, e non c’era nessuno per me. Ho girato tra tutti i parenti e gli amici che aspettavano di abbracciare i loro cari, tra le comitive pronte a partire verso il loro hotel, ma non c’era traccia del mio nome su nessun cartello. Panico.

Ho aspettato, ho provato a mettermi in contatto con la scuola ma non riuscivo a telefonare, non sapevo cosa fare. Mi sono messa in disparte ad aspettare che comparisse qualcuno. Avevo detto arrivo alle ore 5 . E prima delle 5.30 non è comparso nessuno.

Alle 17.30 appunto è spuntato dal nulla un cartello con Liden & Denz, la mia scuola! Yuppi! Mi sono diretta dal signore che lo reggeva, ma… aiuto! Aveva uno sguardo truce, mi ha guardata malissimo mentre mi presentavo, mi ha dato il foglio con i nomi degli studenti che aspettava e ho dovuto indicargli il mio.

Senza dire una sola parola ha riposto via il foglio ed è rimasto immobile ad aspettare. In questa strana e silenziosa attesa degli altri studenti, mi sono tranquillizzata un po’, e mi sono guardata intorno.

In Russia il romanticismo è ancora molto presente. Lo senti e lo vedi ovunque per la città, secondo me. All’aeroporto tutti gli uomini, dai più giovani ai più “maturi” aspettano con mazzi di fiori le loro dolci metà, si corrono incontro e si abbracciano, le donne gioiscono per i doni floreali e vanno via abbracciati o mano nella mano. Sono state scene molto belle secondo me! Insomma, da noi non si vedono tutti i giorni 😉 mentre anche per le strade della città ho notato che tendono a regalare spesso fiori all’amata, ho visto tantissime persone di tutte le età girare mano nella mano (i nonnini sono molto teneri!) e soprattutto penso di non aver mai visto tante spose in vita mia!!! Un giorno ne ho contate 6! Tutte bellissime nei loro abiti bianchi, che cercano i posti migliori per scattare foto col marito. l’ho trovato molto bello e curioso allo stesso tempo, per la giovane età della maggioranza degli sposi, per le passeggiate e le tradizioni da rispettare (come andare in certi luoghi e recitare dei passi letterari).

Ma torniamo all’aeroporto.

Ad un certo punto, dal nulla, è arrivato un signore che ha borbottato qualcosa all’uomo col cartello, mi ha preso la valigia e mi ha detto “andiamo”. l’ho seguito, sono salita in macchina, e siamo partiti. Un po’ preoccupata, ma curiosa di conoscere la mia nuova famiglia, ho continuato a guardarmi intorno, ammirando vecchi e nuovi edifici/casermoni sovietici. L’autista non ha mai parlato durante tutto il viaggio. Non mi ha nemmeno chiesto il nome, e infatti non capivo come potesse portarmi a casa, senza nemmeno sapere dove dovevo andare.

Ora, la signora della Esl (l’agenzia con cui ho prenotato questo soggiorno) mi ha praticamente riso in faccia quando le ho chiesto chiarimenti sui mezzi di trasporto, visto che da google maps il centro mi sembrava lontanino e non mi trovava mezzi per tornare a casa la sera. A quanto pare, fa ridere che io vada a vedere la casa dove abiterò in un altro paese su Google Maps. Ma per fortuna che l’ho fatto!!!!!

Quando l’autista mia ha lasciata davanti a casa, l’ho riconosciuta. Quindi il tipo mi ha aiutata con la valigia e ha chiamato qualcuno in casa perché venissero a prendermi.

È arrivato un signore (ma non dovevo vivere con una donna?!) che mi ha portato in casa.

La porta d’ingresso delle scale era praticamente un misto tra una porta blindata e una lamiera arrugginita. Le scale, luoghi comuni delle case, in Russia non si puliscono. Sono stata investita da puzza di pipì di gatto, che perennemente aleggia nell’ingresso, e nei giorni successivi mi sono resa conto che la polvere e i mozziconi di sigaretta non erano mai stati puliti in passato. In russia funziona così: se un luogo non è esclusivamente mio, ma è in condivisione con altri, non è affar mio se è sporco o no. Cioè, nel mio condominio abbiamo sempre fatto a turni/pagato tutti quanti una signora per le pulizie. Lì invece non si fa, non ci pensano.

Tornando al mio arrivo: il signore mi porta in casa, mi accoglie sua moglie, mi fanno vedere la mia camera, mi invitano a mettermi comoda e a disfare la valigia (dove il cane si infila e inizia a mordicchiarmi) e ci presentiamo. Persone carinissime, peccato che i nomi non corrispondessero a quanto la scuola mi aveva comunicato!

Dopo un primo momento di sbigottimento (e da parte mia, di panico!!), hanno capito l’errore: non ero la studentessa che stavano aspettando, e la mia famiglia era al piano di sotto. Così hanno telefonato alla “mia mamma russa”, che ha mandato il figlio a prendermi, e finalmente sono arrivata a casa.

Ora sorrido o addirittura rido se ci penso, ma in quel momento mi sono veramente spaventata. La mia enorme fortuna è stata che l’autista mi abbia confusa con la ragazza del piano di sopra. Pensate se mi avesse portata in un’altra casa e in un’altra zona!! E per fortuna avevo controllato la casa su google maps, se l’avesse sbagliata avrei potuto dirglielo.

Questo è stato il mio primo tragicomico giorno in Russia.

Forse vi ho annoiati, ma non potevo non condividerlo.

Non vedo l’ora di raccontarvi e mostrarvi le foto di tutti i luoghi che ho visitato. San Pietroburgo mi ha fatta innamorare follemente, e ho pianto per tutto il viaggio di ritorno.

È una città magica, bellissima, affascinante, tutta da scoprire. Incantevole “Piter”, quanto mi manchi!

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Questo è solo un piccolissimo assaggio delle migliaia di foto che ho scattato. Se volete vedere altre foto che ho fatto, in attesa che ne pubblichi un po’ qui e sulla nostra pagina Facebook, potete seguire su Instagram gli hashtag  #alisainrussialand e #travellingwithalisa (in Russia il mio nome non riescono a pronunciarlo. Solo la mia mamma russa ci è riuscita dopo un paio di giorni. Per tutti gli altri ero Alisa, e devo dire che mi ci sono affezionata, ecco perché questa variante negli # 😉 )

Alla prossima! un caro saluto, Alice (o Alisa)

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